Michele Crestacci nel monologo dedicato ad Amedeo Modigliani

Michele Crestacci è un attore livornese, anche comico, che fa molto ridere. Ma non solo, grazie ai suoi spettacoli fa anche conoscere ai livornesi e non solo, la vita di illustri suoi concittadini.

In questo monologo su Amedeo Modigliani, Michele Crestacci ripercorre la vita dell'illustre pittore livornese, detto Dedo sin da piccolo da amici e parenti e poi passato alla storia, dopo la sua morte, come Modì.

E Michele lo fa con il suo dono, quello di far ridere e tanto e, al tempo stesso, di emozionare. Alcune battute mi hanno fatto venire le lacrime agli occhi, una su tutte:

I macchiaioli sono facili: mucca, aratro, contadino, aratro, contadino, mucca, mucca.




Per il lato comico, da segnalare il racconto del livornese al mare che apre lo spettacolo, la vicenda del ritrovamento delle teste di Modigliani, con l'arrivo della maga russa, e la visita al museo Fattori, con il ritratto del Corcos che vuol scappare, tanto che si sente solo viste le poche visite al museo (altra incapacità dei livornesi di valorizzare il bello che hanno).

Per chi volesse approfondire la storia della beffa delle teste di Modigliani, questo video su YouTube si trova la trasmissione 30 anni, dedicata alla vicenda, con le interviste agli autori delle teste false di Modigliani.

Durante la sua breve vita, Modigliani non fu capito dai suoi concittadini e Michele Crestacci ce lo ricorda con una frase che ripete più volte, messa in bocca ad uno degli artisti livornesi:

Dè, guarda lulì dè, riesce anche a me andà a Parigi e fa' l'artista co' vaini di babbo e mamma.


La biografia di Michele Crestacci (recuperabile nella sua pagina Facebook), ci racconta che Michele ha iniziato solo a 25 anni a lavorare sulla sua passione di attore, in precedenza aiutava la sua famiglia al banco di macelleria di Piazza Cavallotti.

Oltre alla carriera di attore comico e cabarettista, Michele si è cimentato anche con il cinema.

I film dove Michele Crestacci ha recitato sono "La prima cosa Bella" di Paolo Virzì e Short Skin, di Duccio Chiarini.